domenica 14 settembre 2014

Il primo giorno di scuola. Un post di Alessandro D'Avenia

Cari colleghi, cercavo le parole per augurare a tutti un buon inizio di anno scolastico insieme ai nostri studenti. Il primo giorno è importante, dà il LA a tutti gli altri giorni che verranno... e mi sono imbattuta in questo bellissimo post scritto da Alessandro D'Avenia, giovane prof. e autore del romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue che giro per condividere.


Cari colleghi professori,
mancano 24 ore alla prima campana. I vostri alunni sono trepidanti, perché il primo giorno di scuola attraversa il cuore di un ragazzo come uno stormo di promesse. Sperano che quel primo giorno sia un giorno nuovo, sintomo di un anno nuovo, una vita nuova, direbbe Dante. Rendete quel giorno la loro Beatrice.
Non li deludete. Date loro un giorno indimenticabile. Non chiedete delle loro vacanze, non raccontate le vostre. Fate lezione: con un amore con cui non l’avete mai fatta. Preparate oggi quella lezione. È domenica e avete ancora qualche ora. Stupiteli con un argomento che desti la loro meraviglia. Uccideteli di meraviglia! È dallo stupore che inizia la conoscenza, diceva Aristotele e nulla è cambiato. Annichilite i grandifratelli, gli uominiedonne. Superateli in share con le vostre lezioni. Rinnovate in voi lo stupore. Spiegate loro l’infinito di Leopardi anche se non è nel programma, fateglielo toccare questo infinito di là dalla siepe dei banchi. Raccontate loro la vita e la morte di una stella. Descrivete loro la sezione aurea dei petali di una rosa e il segreto per cui la si regala al proprio amore. Stupitevi. Stupiteli. Fatevi brillare gli occhi, fate vedere loro che sapete perché insegnate quella materia, che siete fieri di aver speso una vita intera a imparare quelle cose, perché quelle cose contengono il mondo intero.
Stupiteli con la vita, quella che c’è dentro secoli di scoperte, conoscenze, fatti, libri. Fategliela toccare questa vita. Non torneranno più indietro. Sapranno di avere davanti un professore. Parola meravigliosa che vuol dire “professare”, quasi come una fede, la vostra materia. Se professate questa fede toccheranno attraverso di voi le cose di cui hanno fame: verità, bene, bellezza. Le uniche cose per cui viviamo, che lo vogliamo o no. Tutti vogliamo un piatto buono, un amico sincero, una bella vacanza. È scritto nel dna che vogliamo quelle tre cose, anche se costano fatica. Diamogliele.
Immaginate domani di entrare in classe. Durante la vostra lezione il mondo viene devastato da un’apocalisse. Per una serie di fortunate (!) congiunture siete rimasti vivi solo voi, con la vostra classe. Adesso dipende tutto da voi. Rimboccatevi le maniche, prendetevi cura di quei 20-30 come fosse il mondo intero. Che mondo sarà quello di domani? Dipende da te caro collega. Non ti lamentare dei politici, delle strutture, del riscaldamento, dell’orario, adesso ci sei solo tu e loro. Non ci sono ministri, riforme, strutture. C’è la scuola nella sua essenza. Tu e loro e quel che ci sta in mezzo: le parole. Gli animali si addestrano, gli uomini si educano: con le parole. Non c’è lo stipendio, perché non c’è lo Stato e non c’è il privato: sono loro il tuo stipendio. Ti è rimasto solo un libro: quello della tua materia. Da lì devi partire per costruire il mondo intero. Quello è il punto di appoggio con cui sollevarlo, il mondo intero.
Se loro vedranno in te il fuoco ti ripagheranno con uno stipendio che nessun altro mestiere dà: saranno degli innamorati del bene, della verità, della bellezza (cioè della vita). Non saranno dei furbi, ma degli innamorati. Forse ti manderanno ugualmente all’inferno come Dante ha fatto – anche se per altri motivi – col suo maestro Brunetto, ma sapranno riconoscerti (come Dante) di avere insegnato loro “come l’uom s’etterna”: come l’uomo si è reso immortale nella storia e come l’uomo si rende immortale al presente.
Caro collega hai 24 ore. A te la scelta: un nuovo giorno, il primo, di una vita nuova.
Stupisciti. Stupiscili.

Grazie Alessandro! 
Fonte
Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione - 12 settembre 2010 

Cfr. il blog Profduepuntozero per leggere altri suoi articoli di Alessandro D'Avenia

Adottiamo la grammatica, piuttosto che...

Uno schema semplice e utile sull'uso corretto di PIUTTOSTO CHE




Per approfondire, leggi il parere dell'esperto su accademiadellacrusca.it

sabato 13 settembre 2014

Una didattica per EAS - Episodi di apprendimento situato

Nel campo della didattica digitale, parallelamente all'esperienza della flipped lesson e flipped classroom, non possiamo ignorare il modello basato sull’EAS, ossia la didattica per Episodi di Apprendimento Situato, che va ad arricchire il panorama delle metodologie, per chi si approccia all'insegnamento delle classi "generazione web". 
Ma che cos'è nello specifico un EAS?

Esperto del settore è il prof. Rivoltella, docente alla Cattolica di Milano e autore di Fare didattica con gli EAS. Episodi di apprendimento situati (La Scuola, 2013) in cui spiega fondamenti epistemologici e costruttivi della "nuova" didattica.

Cominciamo col definire l'EAS. 

E' UNA PORZIONE DI AZIONE DIDATTICA, UN'UNITÁ MINIMA DI CUI CONSTA L’AGIRE DIDATTICO DELL’INSEGNANTE IN CONTESTO

Il metodo degli EAS - ci informa Rivoltella - viene a maturazione in modo particolare lungo la recente stagione di introduzione dei Tablet a scuola, ma si deve considerare come un approccio integrale (e integrato) all’insegnamento. Tale modello comporta una ridefinizione radicale di tutte e tre le macro-azioni in cui l’agire didattico si articola:

1. la progettazione, che viene ripensata in termini modulari e non lineari; lavorare per EAS richiede un lavoro di design più che di pianificazione e risponde a una prospettiva che si potrebbe definire di “montaggio di oggetti culturali”;

2. la comunicazione, che superando la contrapposizione tra lezione frontale e didattica attiva, viene rideclinata assecondando una nuova centralità per il problem solving, il pensiero breve, il make and sharing, il defriefing. Tutto nel rispetto di quel che sembra essere il naturale respiro ternario della gestione del setting;

3. la valutazione, che inevitabilmente viene fatta evolvere verso il New Assessment, con particolare attenzione per gli embedded tasks e i compiti cumulativi.

(Cfr. anche Il tablet in classe, da Mediablog di P.C. Rivoltella e Cremit, Università Cattolica del Sacro Cuore).

giovedì 11 settembre 2014

La buona scuola: come la vogliono gli studenti


E' un gran pullulare, in questi giorni di apertura del nuovo anno scolastico, di informazioni, post, dibattiti e commenti da quando, il 3 settembre, sono state rese note le Linee guida del governo Renzi e della Ministra Giannini relative a "La Buona Scuola" (v.testo integrale su www.governo.it)

Il rapporto consta di ben 136 pagine, è diviso in sei capitoli ed è corredato da un allegato in cui si sintetizzano le dodici proposte che raggruppiamo, per comodità, in due blocchi: (1) reclutamento degli insegnanti, avanzamenti di carriera e gestione dell’organico; (2) intervento sui programmi di studio e alternanza scuola-lavoro.

Le riflessioni, al riguardo, arrivano da disparati fronti, insieme alle prime concrete proteste, e possono anche confondere. Non è facile districarsi in questa "selva selvaggia".
Personalmente ho seguito alcune trasmissioni, come:
E letto articoli di interesse su www.tecnicadellascuola.it/

Ma, da docente, mi chiedo: "Perché non concedere la parola ai ragazzi?"

Una suggestiva e chiara risposta arriva dal video realizzato dalla classe 2C dell'Istituto Professionale "P.D'Abano" di Abano Terme nell'ambito del progetto WSA 2013-2014 (www.worldsocialagenda.org) di Fondazione Fontana onlus (www.fondazionefontana.org) dedicato al Secondo Obiettivo di Sviluppo del Millennio "PRESENTE"

Gurarda il video su youtube.

Che ne pensi? 
Io l'ho trovato un ottimo spunto di riflessione. Da condividere. 
Complimenti, ragazzi!